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Plastic Tax

Aggiornamento: 16 lug 2020

La legge di bilancio prevedeva l’introduzione di un’imposta sugli imballaggi di plastica usa e getta che doveva entrare in vigore da luglio. Nonostante l’importo fosse già stato ridimensionato – da 1 euro a 45 centesimi al kg – non sono mancate le discussioni. È recente il dietrofront sulla Plastic Tax incluso nel DL Rilancio, la maxi-manovra da 55 miliardi per tutelare imprese, famiglie e lavoratori dai danni del Coronavirus. E l’ambiente? Il nuovo decreto prevede il rinvio dell’imposta al 1 gennaio 2021.


Chi pagherà la Plastic Tax? Chi produce, acquista e importa plastica monouso – tecnicamente “MACSI” – manufatti con singolo impiego – e tetrapak. Dalla Plastic Tax sono esenti dispositivi medici e manufatti compostabili con una percentuale di plastica inferiore al 40%.

Servirà? La Plastic Tax deve essere uno strumento che incentivi singoli, collettività e aziende a ridurre l’utilizzo della plastica monouso, non un modo per “fare cassa”. A questo si aggiunge la necessità di rivedere abitudini e consumi, sviluppando un’economia circolare: ridurre e, dove possibile, eliminare gli imballaggi. Secondo il rapporto rifiuti ISPRA ogni anno in media si producono circa 500kg di rifiuti a testa, metà dei quali sono imballaggi di plastica. Se da una parte è vero che la plastica può essere smaltita se differenziata correttamente, dall’altra è altrettanto vero che necessita di essere trattata prima del riciclo con un costo energetico non indifferente; se smaltita non correttamente – come ha mostrato recentemente lo scandalo di rifiuti plastici in Malesia – o dispersa nell’ambiente gli effetti sono devastanti. Senza tener conto di tutta la plastica che non vediamo: secondo una stima di Greenpeace solo l’1% della plastica galleggia in superficie, il 5% arriva sul bagnasciuga mentre un preoccupante 94% rimane sul fondale marino.


Per le aziende del settore sono previsti incentivi per il transito da plastica a bioplastica: può essere considerata una soluzione a lungo termine? Quali sono le alternative? Anche qui la risposta è ridurre e, dove possibile, eliminare: accanto a contenitori riciclabili, va promosso l’utilizzo di contenitori riutilizzabili e soprattutto un sistema – come quello della vendita alla spina – che permetta la riduzione alla fonte degli imballaggi, e di conseguenza dei rifiuti.


E l’Europa? Secondo le nuove norme europee piatti, posate, cannucce e altri articoli in plastica monouso saranno vietati entro il 2021; entro il 2025 le bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata entro e il 30% entro il 2030. Nella maggior parte dei paesi europei l’applicazione di tasse agli articoli in plastica monouso esiste già (in Belgio si arriva a 3,5 euro al kg) – seppur in forme diverse – senza generare le stesse discussioni che in Italia trovano terreno fertile.


Fonti:



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